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Palio di Ferrara

IMPRESA: dello steccato o “PARADURO”. L’effigie incornicia una palizzata di travi (con testi di legno sottili intrecciati con rami di salice) a sostegno e rincalzo degli argini dei fiumi come a contenere la furia delle acque (sottile metafora della fedeltà dei sudditi a sostegno della Famiglia d’Este). Alte ed in posizione centrale campeggiano le iniziali del motto F.I.D.O. Fides Iustizia Domino Opulentissimo (fiducia e giustizia nel Signore magnanimo).
Quest’impresa fu adottata dal Duca Borso come propria livrea per testimoniare il suo interessamento alla bonifica di questi territori. Il Borgo San Luca doveva essere anticamente costituito da una lunga striscia di terra, per lo più boschiva e paludosa, compresa tra il corso del Po di Ferrara, del Po di Primaro e della grande depressione delle valli della Sammartina che in età antica e  medievale era conosciuta come Saltospano (dove straripavano le acque del Reno e si definiva il confine tra le giurisdizioni di Bologna e Ferrara).

Nell’Omaggio al Duca del 2024 il Borgo San Luca con la sua “Compagnia dello Steccato” presenta una vicenda relativa alla vita della Santa Caterina de’Vigri, detta anche Caterina da Bologna. Caterina nacque a Bologna nel 1413 e all’età di 11 anni entrò nella Corte Estense come damigella di Margherita d’Este studiò musica, pittura, danza e imparò a poetare. Nel 1427 lasciò la Corte Estense e si  alla vita spirituale, nel 1432 professa la regola di Santa Chiara ed entra in clausura nel monastero del Corpus Domini in Ferrara. Nel 1456 Caterina torna a Bologna per fondare il monastero del Corpus Domini e viene nominata Badessa, carica che manterrà fino alla morte avvenuta il 9 marzo 1463. Il corpo incorrotto di Santa Caterina è ancora oggi visibile in Bologna presso il Monastero delle Clarisse.

Alla morte della Santa si diffusero le notizie relative a miracoli ottenuti per sua intercessione e a fatti straordinari legati alla sua esistenza come il cosiddetto “miracolo del pane”. La vicenda messa in scena dal Borgo San Luca si rifà a quella che viene definita “la tazza di San Giuseppe”, un oggetto definito miracoloso che ancora oggi è visibile in una teca all’interno del Monastero del Corpus Domini in Ferrara.